
Oggi, un anno fa, era il penultimo giorno che trascorrevo nell’isola indonesiana. Passai gli ultimi giorni con un variegato di stati d’animo che solo a pensarci mi viene un po’ di malinconia ma anche fame d’avventura che ormai da un anno a questa parte non trova sazietà tra le mura di casa.
Ero preoccupato, ansioso, triste, ma allo stesso tempo felice, voglioso di godermi quegli ultimi attimi, momenti, in un luogo che ormai avevo incorniciato e posato sul comodino del mio cuore.Il mio compagno di viaggio mi aveva lasciato due settimane prima, causa covid fu costretto a fare i bagagli prima del previsto e dovette tornarsene nell’amata terra dei canguri, prima che chiudessero i confini.
Successe tutto cosi rapidamente, passammo dal viverci l’un l’altro tutti i giorni al chissà quando ci rivedremo fratello mio. Inizialmente ci misi un po’ a realizzare cosa stava succedendo.
Da un giorno all’altro mi ritrovai solo, ancora, come del resto nella maggior parte delle mie avventure negli ultimi cinque anni.
Il bello del viaggio no!?
Essere solo per stare in compagnia di te stesso.

Il covid ci mise poco dall’Europa ad affacciarsi sull’oriente.Intanto mi ero sistemato in un ostello a Denpasar per essere il più vicino possibile all’aeroporto, il momento della partenza era arrivato anche per me.Una stanza, sei letti a castello e 12 persone da qualsiasi angolo del mondo.Nell’ostello l’aria era pesante, si parlava 24h del covid, perfino la notte si sentiva la coscienza di tutti, nel sonno, preoccuparsi della possibilità che cancellassero i voli, che l’aeroporto chiudesse e saremmo rimasti bloccati lì.
To be continued